Museo della Ceramica della Tuscia
Palazzo Brugiotti | Via Cavour 67
orari da giovedì a domenica e il 1° maggio
10-13/15,30-18,30
Indirizzo: Via Santissimi Giovanni e Marciano Martiri, 14
Civita Castellana
Telefono: +39 333 9183386
E-Mail: ceramiche.mastrocencio@gmail.com
Facebook: https://www.facebook.com/mastrocencioceramics/
Sito Web: http://www.mastrocencio.it/
Vetro, ceramica, pietra ed affini
Iscritto all’Albo delle Imprese Artigiane dal 1999, produce prevalentemente vasellame d’imitazione archeologica. Quest’anno raggiunge il prestigioso traguardo dei 50 anni di lavoro nella produzione della ceramica d’arte. Vincenzo Dobboloni, in arte Mastro Cencio, ha iniziato, sin da adolescente, con istruzione scolastica ceramica e ha continuato con la frequentazione di laboratori di vasellame nei territori di Tarquinia e Cerveteri. Nel suo atelier gli oggetti d’imitazione sono rigorosamente riprodotti ai termini di legge, con le stesse tecniche antiche, nella preparazione delle argille e nello stile dei decori.
Gli oggetti vengono foggiati, rifiniti ed assemblati. Successivamente, quando il manufatto non è troppo asciutto, né troppo molle, viene levigato con stecche apposite (plastica o agata). Viene poi finemente disegnato con la scena del periodo di produzione, ripassato al filetto e contornato, riempito, lucidato con batuffolo di ovatta, messo al forno e cotto con affumicatura, ottenendo il nero. L’oggetto viene invecchiato e patinato, cercando di avvicinarsi il più possibile ai veri segni dell’usura e dell’antichità del pezzo, smerigliando e sporcando le superfici con vari sistemi.
Dobboloni riproduce vasellame di stile villanoviano, etrusco, falisco, greco, romano, rodiota, corinzio, medievale, rinascimentale, settecentesco. Non tralascia però la tradizione civitonica dei complementi d’arredo smaltati e decorati a mano con il tipico floreale denominato a “Ticchiolo”, decoro utilizzato nelle fabbriche artistiche del luogo fra gli anni ’20 e gli anni ’40.
Inoltre si occupa di affreschi, trompe l’oeil, pitture murarie su pannelli di tufo intonacati, mosaici in paste vitree e in pietre naturali (metodo diretto e indiretto), lavorazione del vetro a lume, come piccoli oggetti in pasta vitrea, monili fenici. Ancora: incisione su bronzo, su pietre dure e su vetri per monili, collane composte da vari barilotti al girocollo, in impasto ceramico arcaico ma con stile e progettazione moderna, decorazioni a smalti ceramici su pietra lavica.
Collabora con alcune guide turistiche locali, organizza dimostrazioni di pittura falisca per turisti stranieri.
La Regione annovera Mastro Cencio tra gli artigiani “di eccellenza” del Lazio. Titolare del marchio di qualità della Camera di Commercio di Viterbo, Tuscia Viterbese, e del contrassegno d’origine e qualità dell’artigianato artistico e tradizionale della Regione, è presente nel portale dell’artigianato italiano d’eccellenza Italia-sumisura.it
Tutta la mia vita lavorativa ha seguito un percorso sperimentale, partendo dalla conoscenza del territorio, continuando nella ricerca di materie prime naturali scavate direttamente nel terreno, studiando pezzi di reperti che affioravano fra la terra dopo le piogge o dopo i movimenti delle zolle, osservando gli scavi archeologici più noti e talvolta quelli appena venuti alla luce. Insomma, scendendo i gradini del mio laboratorio si fa certamente un salto in un passato molto lontano, dove tutto fa storia, compreso il mio sapere che divulgo costantemente a tutti coloro che entrano con curiosità.
La mia attività si è sviluppata con il tempo, ha avuto degli alti e dei bassi come tutte le cose su questo mondo ma rimarrà sempre un’attività artigiana molto tradizionale e manuale dove non c’è posto per i macchinari che producono pezzi in serie. I miei manufatti sono libri aperti dove le scene grafiche ed i personaggi rappresentati raccontano la storia di quelle popolazioni, la loro religione, le loro credenze, i banchetti, i fasti, i giochi e lo sport, le lotte, le glorie.
La Lekane è un oggetto prettamente femminile, rappresenta la quotidianità, la vitalità, la preziosità e la bellezza delle donne, virtuosità eterne sia nel passato che nel presente.
Per la figura e l’importanza della donna questo è un oggetto che si trova spesso nelle scene rappresentative sul vasellame archeologico falisco, ad esempio nelle scene di matrimonio, spesso posizionato di fianco alla figura femminile.
E’ un contenitore in terracotta per cosmesi, riprodotto da un oggetto in carattere falisco realmente esistito intorno al 350 a.C. ; è tornito e modellato a mano e composto da due parti.
Nella parte inferiore, il cui interno è diviso in 5 scomparti, venivano collocate le terre colorate per il make-up e gli strumenti erano posizionati nello spazio al centro ; il coperchio invece aveva due funzioni, sia per chiudere il contenitore e sia come tavolozza per mescolare le terre nella parte concava.
Sul coperchio è pittoricamente rappresentato il profilo della proprietaria dell’oggetto, come un ritratto. Inoltre le decorazioni intorno sono simboliche : cornucopie di buon augurio, palmette floreali, meandri geometrici, nike alata nella scena secondaria.
La decorazione è realizzata con pennelli naturali tradizionali e, nelle filettature più delicate, con lo speciale pennello composto dai baffi di lepre ; i colori utilizzati sono argille naturali ed il nero è ottenuto in cottura con affumicatura.
Larghezza cm 41, altezza cm 27.